Breve storia del Madagascar

1°-5° sec.: navigatori malesi e polinesiani giungono sull’isola.

8° sec.: gruppi bantu arrivano dal continente

10°-11° sec.: insediamenti commerciali arabi.

16° sec.: commercianti dalle Comore stabiliscono porti nel nord dell’isola, distrutti dai portoghesi nel 1506-7.

A partire dal 16° sec., si formano le prime monarchie sakalava e betsileo.

17° sec.: regno di Merina nella parte orientale dell’altopiano centrale.

18° sec.: re Andrianampoinimerina crea la capitale ad Antananarivo e inizia il processo di unificazione; il figlio Radama I lo completa e, nel 1824, diventa il primo sovrano del Madagascar.

1890: protettorato francese; un tentativo di resistenza delle regina Ranavalona III è stroncato dalle truppe francesi.

1910-20: cresce il nazionalismo; rivolte contro il regime di semi-schiavitù.

1946: l’isola diventa territorio d’oltremare francese.

1947: i francesi reprimono una ribellione armata nell’est (migliaia i morti). 1958: la popolazione vota per l’autonomia.

1960, 26 giugno: l’isola è indipendente; il Partito social-democratico (Psd) vince le elezioni e Philibert Tsiranana è presidente. 1965: rielezione di Tsiranana.

1972: gravi disordini; Tsiranana si dimette e consegna i poteri al gen. Gabriel Ramanantsoa; ridotti i legami con la Francia e favoriti i rapporti con l’Unione Sovietica.

1975, giugno: dopo un colpo di stato, il Direttorio militare nomina il capitano di fregata Didier Ratsiraka primo ministro; dicembre: un referendum rinomina il paese Repubblica democratica del Madagascar ed “elegge” Ratsiraka a presidente per 7 anni (95% dei voti, secondo le fonti ufficiali); i partiti popolari si riuniscono nel Fronte nazionale della rivoluzione e l’Arema (Avanguardia della rivoluzione malgascia) diventa la forza più importante del fronte.

1976: Ratsiraka nazionalizza ampi settori dell’economia; cresce il controllo statale sull’economia, fino al 1985, quando Ratsiraka promuove un’economia di mercato.

1977: Désiré Rakotoarijaona è primo ministro.

1982: Ratsiraka rieletto.

1988: il colonnello Victor Ramahatra è primo ministro.

1989: l’Arema vince le elezioni e Ratsiraka ottiene un terzo mandato.

1990: restaurato il multipartitismo; esponenti dell’opposizione sono membri del governo.

1991: manifestazioni di piazza (decine di morti); stato di emergenza; governo di transizione; il primo ministro Guy Razanamasy apre all’opposizione e forma un governo di unità nazionale.

1992: dopo numerose manifestazioni, Ratsiraka introduce riforme democratiche; una nuova costituzione è approvata da un referendum.

1993: Albert Zafy è eletto presidente.

1994: misure di austerità, suggerite dal Fondo monetario internazionale.

1996: il governo di Zafy è “sfiduciato” dall’assemblea nazionale e si dimette; Ratsiraka è eletto presidente.

2000, dicembre: alle elezioni provinciali, l’Arema conquista quasi tutte le principali città, eccetto Antananarivo (70% degli aventi diritto al voto si astengono per un boicottaggio chiesto dall’opposizione); dicembre: dopo l’arresto di un parlamentare, Jean-Eugene Voninahitsy, per aver insultato il presidente ed emesso un assegno a vuoto, l’opposizione crea una Unità di crisi per la difesa della democrazia.

2001, maggio: il senato è ripristinato dopo 29 anni; dicembre: dopo il primo turno delle elezioni presidenziali, il candidato dell’opposizione, Marc Ravalomanana, si dichiara vincitore e dice che non c’è bisogno di un secondo turno.

 2002, gennaio: sciopero generale e manifestazioni contro la presunta manipolazione dei voti; febbraio: Ravalomanana si autoproclama presidente; Ratsiraka proclama la legge marziale ad Antananarivo e, con i suoi ministri, si trasferisce a Toamasina; marzo, Ravalomanana si proclama comandante in capo delle forze armate; aprile, l’Alta corte costituzionale riconosce Ravalomanana presidente; maggio: Ratsiraka tenta di assediare Antananarivo, ma è sconfitto; giugno: Usa, Australia, Giappone, Germania e Francia riconoscono Ravalomanana; luglio: Ratsiraka fugge in esilio in Francia; dicembre: il partito di Ravalomanana, “Io amo il Magadascar” (Tim), vince le elezioni parlamentari.

2003, agosto: Ratsiraka è condannato in contumacia a 10 anni di lavori forzati; dicembre: l’ex primo ministro, Tantely Andrianarivo, è condannato a 12 anni di lavori forzati per abuso d’ufficio.

2004, ottobre: la Banca mondiale cancella metà del debito estero del paese (circa 2 miliardi di dollari).

2005, marzo: aiuti economici dagli Usa.

2006, maggio: i principali partiti dell’opposizione boicottano colloqui con il presidente, mirati a diminuire la tensione che sta montando in viste delle presidenziali di fine anno; dicembre: le autorità dichiarano Ravalomanana vincitore delle elezioni presidenziali.

2007, aprile: un referendum approva riforme costituzionali che danno maggiori poteri al presidente e fa dell’inglese la lingua ufficiale; luglio: Ravalomanana scioglie il parlamento; settembre, il partito “Tim” del presidente ottiene 106 su 127 seggi nelle elezioni parlamentari; è inaugurata una miniera di nichel-cobalto a Tamatave (stimata la più grande del mondo; un progetto di 3,3 miliardi di dollari).

2008, febbraio-marzo: il ciclone “Ivan” uccide 93 persone e lascia 335mila persone senza casa; marzo: inizia la produzione di greggio (concesse dal governo 19 licenze per trivellazioni off-shore).

2009, gennaio-febbraio: disordini ad Antananarivo, innescati dai sostenitori del 34enne sindaco della capitale, Andry Rajoelina, esponente dell’opposizione; 135 i morti; il 17 marzo, Ravalomanana si dimette, affidando i poteri a un direttorio militare, che nomina Rajoelina presidente ad interim, con il mandato di indire le elezioni entro due anni; il giorno seguente, l’Alta corte costituzionale convalida la nomina; giugno: il deposto presidente Ravalomanana – in esilio in Sudafrica – viene processato in contumacia e condannato a 4 anni di carcere; agosto: colloqui a Maputo (Mozambico) con intermediari internazionali per tentare di creare un governo di coalizione; dicembre: falliscono i colloqui e Rajoelina abbandona l’idea di un governo di coalizione con una condivisione di poteri.

2010, febbraio: il presidente pospone le elezioni a maggio; marzo: l’Unione africana impone sanzioni contro Rajoelina e il suo governo; maggio: Rajoelina stabilisce le date del referendum costituzionale (agosto), elezioni parlamentari (settembre) e presidenziali (dicembre); giugno: l’Unione europea sospende agli aiuti per mancanza di progresso verso la democrazia; agosto: l’ex presidente Ravalomanana, in esilio in Sudafrica, è condannato all’ergastolo per aver ordinato l’uccisione di oppositori; novembre: un referendum approva la nuova costituzione che consente a Rajoelina, che non ha l’età richiesta, di candidarsi alla presidenza.

2011, settembre: 8 partiti politici firmano un patto di intesa che apre la strada a nuove elezioni entro un anno; l’accordo lascia Rajoelina a capo dell’autorità di transizione fino a marzo 2012 (data fissata per le elezioni) e consente il ritorno dall’esilio di Ravalomanana, novembre: presentato un nuovo governo di unità nazionale, e le opposizioni accettano di farne parte “con riserva”; l’ex presidente Ratsiraka torna in patria dopo 9 anni di esilio; novembre: viene formato un governo di unità nazionale che deve portare il paese al voto.

2012, gennaio: Ravalomanana tenta di tornare in patria, ma il suo aereo è costretto a tornare in Sudafrica;

febbraio: si vota una legge che istituisce la Commissione elettorale nazionale indipendente della transizione (Cenit);

maggio: Rajoelina dichiara di sperare che le elezioni «possano aver luogo al più presto»; il voto, politico e presidenziale, scivola maggio-giugno 2013;

22 luglio: l’esercito interviene per sedare un ammutinamento nella caserma di Ivato, presso l’aeroporto della capitale, uccidendo il caporale Koto Mainty, leader della rivolta, e un soldato; 24-25 luglio: sotto gli auspici della Comunità di sviluppo dell’Africa Australe (Sadc), Rajoelina e l’ex presidente Ravalomanana s’incontrano alle Seicelle per discutere, a porte chiuse, alla presenza del presidente sudafricano Jacob Zuma, ma il vertice si conclude con un nulla di fatto; la Sadc ha dato ai due leader tempo fino alla fine di luglio per raggiungere un accordo, ma si dà per scontato che l’amministrazione Rajoelina non è disposta a rinunciare al potere;

agosto: la commissione elettorale annuncia che il primo turno delle elezioni presidenziali avverrà l’8 maggio 2013, mentre il secondo turno coinciderà con le elezioni parlamentari il 23 luglio 2013.

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