Relazione di Valentina sull’esperienza in Madagascar

Pomezia (Roma) 5 agosto 2013

Ore 14,30

Cerco silenzio, mi siedo con calma, faccio un lungo sospiro e tento  a occhi chiusi di riassemblare i pezzi di un’esperienza intensa, faticosa, piena e ricca di sensazioni che ancora porto addosso.

Faccio fatica a condividerle, come se sprecassi la bellezza di quello che ho provato, sentito, visto. Come se raccontare significasse sminuire qualcosa che con le parole non è condivisibile. Poi mi viene in mente una citazione di un famoso film ( Into the Wild) “La felicità non è reale se non è condivisa”… e allora mi fermo e racconto con cura e attenzione  quelle che sono state per me immagini di vita vera.

Il Madagascar, terra delicata e potente, gente bella come non si incontra più nelle nostre vite frettolose, sorrisi pieni e reali, cuori spalancati, porte spalancate, braccia spalancate.

La terra è madre, la fede è potente, contagiosa, da fare invidia. Quando si prega, si canta e si balla, ci si prende per mano, ci si scambia la forza e il coraggio di credere in Dio, si sorride e ci si commuove. Le celebrazioni eucaristiche durano delle ore, eppure nessuno se ne accorge. È il miglior tempo speso di tutto il viaggio. Dio è ovunque, nelle mani strette che pregano dei bambini, nelle voci calde delle donne che cantano, nell’orgoglio con cui danzano gli uomini. C’è rispetto tra loro, verso di noi, verso ogni cosa, c’è cura e rispetto.

Mi emoziona ripensare a Padre Pedro seduto su una panchina, con la sua barba bianca e lunga, circondato da bambini dappertutto, a leggere loro la Bibbia. Un momento indimenticabile, suggestivo.

L’accoglienza, la capacità di condivisione e divisione ti ha lasciato basìto. Il povero sei tu, i ricchi sono loro. Sono ricchi di umanità, per questo come ha detto una nostra compagna di viaggio, Sonja, siamo noi a rischiare di essere poveri. Allora, con un pizzico di egoismo cerchi di rubare da loro quella gentilezza che non sai più riconoscere in te, tenti di lasciarti contagiare da tanta dedizione, magari al ritorno, riuscirai a sentirti nuovamente così… bene.

Intensi sono gli odori, gli sguardi, le mani che si stringono e ringraziano, i sapori della frutta, del riso, dello zebù, i mercati, la terra e la sabbia, la fitta foresta, la deserta Ihosy , la caotica Antanarivo, i mercatini artigianali, la strada, la lingua, il cielo di notte, la fatica nell’adattasi, le onde dell’oceano Indiano, il gusto del pesce appena pescato, i progetti dell’associazione, la preziosa Elide, le inaugurazioni, i rituali, la vaniglia, le parole di Michel, l’italiano allegro di Padre Maurice, la capacità di Padre Giangi di far ridere chiunque incontrasse, “noi” e “loro” nel continuo tentativo di mescolarci, conoscerci, viverci.

Michel, presidente dell’associazione Rainay, ci ha chiesto di portare via dal Madagascar solo le cose belle e di lasciare quelle brutte. Mi porto via ogni cosa, gelosamente la custodirò, la condividerò. Ogni cosa ha avuto un senso, nel viaggio che ho fatto dentro di me. Ringrazio profondamente ogni persona che ho incontrato, per averlo reso il viaggio più intenso che abbia mai fatto.

Tornerò in Madagascar, presto tornerò.

Un abbraccio. Valentina

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