Inferno blu – su La Repubblica, 14 marzo 2000

14 marzo 2000

La storia Inferno blu

In Madagascar è sorta dal nulla una città di 100 mila abitanti. In cerca di zaffiri. E di un sogno di riscatto

di Mauro Gavillucci
Foto di Fabio Braibanti
Soalaza ha lasciato i suoi 7 figli in un villaggio al di là della bosaka, la savana malgascia che circonda Ilakaka, la città nata dal nulla. Ha speso quel poco che aveva per comprare una pala, un setaccio e una robusta corda per calarsi nel buio delle buche-miniere alla ricerca dello zaffiro. Sono 4 mesi che lavora 12 ore al giorno, senza rinvenire nulla, solo laterite, la terra rossa che copre gran parte del Madagascar. L’abbiamo trovata febbricitante, adagiata sul lettino dello studio medico (una baracca di 15 mq che funge anche da abitazione) del giovanissimo dottor Roger Ramaniraka: “Ha il tifo. Ho mandato un conoscente ad avvisare il marito” sentenzia il dottore. “Oltre al tifo, le malattie più diffuse sono la dissenteria, la febbre da paludismo e l’HIV”. Ma per lui e per gli altri quattro medici in prima linea ci sono anche altre urgenze: “A causa della diffusa prostituzione”, prosegue Ramaniraka, “le malattie veneree come la gonorrea e la sifilide causano in media tre decessi al mese e di pari passo aumenta la sieropositività”. Ramaniraka viene da Antananarivo, la capitale. Come altre migliaia di persone ha seguito il flusso: l’esodo più eclatante nella storia del Madagascar, l’Isola Rossa. Abbiamo scoperto Ilakaka casualmente. Anche il nostro autista, Benoit Leon Tsarafiasy, ne sapeva poco o niente. Sulla statale 7, fra i Parchi Nazionali di Zombitse Vohibasia e Isalo, al posto di un pugno di tetti coperti da foglie di palma, in pochi mesi è sorta una città di 100 mila anime. Ilakaka è la nouvelle frontière delle pietre preziose. L’Eldorado dello zaffiro. La speranza del riscatto sociale. I contadini dell’intera regione hanno lasciato i campi, venduto gli zebù (bene prezioso e primo simbolo di potere per le tribù del Sud), abbandonato le famiglie, dimenticato le tradizioni e, al soldo del GFI – il Group Felapeso Ilakaka, la società esclusivista della concessione – stanno trasformando l’intera vallata in un colabrodo. Migliaia di buche di diametro variabile dai 50 cm ai 100 metri hanno reso il paesaggio lunare. La confusione, i brusii, le grida, i fremiti sono ovunque. Case di legno lillipuziane si alternano a bazar, hoteli (dei mini ristori), bar, alimentari, botteghe di parrucchiere e barbieri, discoteche, night, officine, ristoranti e alberghi che per 1.500 lire ti danno un giaciglio. Tutto in miniatura, approssimativo. Volatili che pigolano tra i rifiuti, toilettes a cielo aperto grandi come campi da tennis. Macellerie e pescherie avvolte da un nugolo di mosche, col sangue che si riversa sulle strade, nei vicoli di laterite, inzuppando le scarpe e i tanti piedi nudi. I più disperati vivono in capanne alte un metro, di rami e foglie di palma, circondate dalle buche killer che inghiottiscono vite e aspettative. Il fiume che scorre nel mezzo di questa umanità lava i corpi, accoglie i rifiuti, rinfresca dal torrido caldo tropicale. Soprattutto è essenziale per lavorare di setaccio, sperando nell’apparizione del “vatomanga”, la pietra blu, quella che, solo lei, nascosta nel cappello, ti darà la ricchezza. Un grammo di zaffiro blu ha un prezzo di mercato di 5 milioni di lire e i minatori per contratto devono consegnare le pietre agli operatori della Felapeso, che come avvoltoi controllano dai bordi delle buche, scrutando e incitando i ricercatori. Chi fa il furbo rischia grosso: anche la vita. I 14 mila minatori di Ilakaka guadagnano 10 mila franchi malgasci (Fmg) al giorno, poco più di 3 mila lire. La sicurezza sul lavoro è un optional. Madame Angel, una signora con lo sguardo dignitoso, afferma che sotto le gallerie ogni giorno muoiono 5 persone. La direzione peraltro non dirama bollettini in merito, mentre i giornali, anche criticando l’atteggiamento del governo, non danno particolare risalto alle morti bianche. Stime ufficiose parlano però di 10 decessi al mese. “Mio figlio Honorè aveva 3 anni. La sera del 20 agosto è caduto in una buca e da allora sono terrorizzata. Gli altri 5 figli li porto a lavorare con me, così se troviamo una pietra grande la rivendiamo al mercato nero e potremo lasciare la capanna per affittare una vera casa. Altrimenti impazzisco. Ogni notte sogno di sprofondare, di essere inghiottita dalle buche”. La nostra guida traduce il racconto di Adeline Soamihari, gli occhi allucinati, la fronte aggrottata, il naso grosso e schiacciato. È una Bara, la tribù fiera e guerriera di origine Bantu che combattè i Merina, che nel 1819 erano riusciti a unificare le 18 etnie malgasce. Leonard Rasolofalimanana è uno dei pochi sindacalisti dell’associazione di minatori denominata Vatomanga, che per statuto è impegnata a rispettare sia i codici minerari che l’ambiente. Vatomanga ha l’obiettivo di migliorare le condizioni di lavoro, facendo pressioni sul governo, invitandolo ad aumentare la tassa che i concessionari pagano allo Stato per ogni grammo di preziosi estratti. Quella attuale, introdotta dai francesi oltre un secolo fa, prevede un balzello di 400 lire a grammo, quando mediamente un grammo si vende all’ingrosso a 2 milioni di lire: ovvero 5 mila volte il valore della tassa. Una campagna giornalistica punta il dito sulle connivenze che il Presidente della Repubblica Didier Ratsiraka (appassionato collezionista di zaffiri) e i suoi più stretti collaboratori hanno con la Felapeso. Conti alla mano la GFI ha fatturato fino a oggi almeno 1.500 miliardi di lire. “Se fosse tassata equamente, con quei soldi potremmo costruire strade, dare a questa disgraziata comunità acqua corrente, servizi igienici, scuole, un ospedale”, fa notare un osservatore, “e aprire, dopo 10 anni che se ne parla, un istituto di gemmologia per insegnare ai ragazzi malgasci l’arte del taglio dei preziosi, per ora appannaggio di asiatici”. Dopo l’esaurimento dei giacimenti di Ankarana nel nord e di Fort Dauphin nel sud è stato proprio un orientale, un ingegnere thailandese in perlustrazione nelle regione di Tulear, a scoprire il filone di Ilakaka. L’articolo 79 della legge 95.016 recita che “Le concessioni minerarie vengono rilasciate esclusivamente a cittadini fisicamente e moralmente malgasci”. Se è vero che la Felapeso è presieduta dal neo insediato Bellarmain Raveloarijaona, malgascio doc, di fatto è totalmente controllata da thailandesi e sri-lankesi. Anche gli 80 banchi di vendita su cui avvengono le transazioni sono in mano agli asiatici, con qualche eccezione solo per fare posto a intraprendenti mediatori sud-africani, francesi, russi e bulgari. Mentre il mercato sommerso gestisce un volume d’affari 2 volte quello ufficiale. Nel bailamme che ti avvolge, è normale essere avvicinati da contadini-minatori che tentano di venderti qualche pietra, mimetizzata all’occhio del padrone. Cecilien Ratiorisan, giornalista del quotidiano National, scrive: “La pietra blu, per ora, è un business miliardario per governativi senza scrupoli che coprono i malaffari di venditori e acquirenti asiatici, africani ed europei. L'”occhio di gatto” o “fiore di prugna”, come è stato ribattezzato lo zaffiro, è l’oggetto del desiderio. Non è facile scoprire cosa c’è dietro, è pericolosissimo. Non esiterebbero a minacciarti”. Sylvain Ravaivao, un allevatore della zona, ci racconta che laggiù vicino al ponte le fanciulle si facevano il bagno riparate dai roseti. Lui ci portava i suoi zebù a rinfrescarsi. Sembra che parli di un’altra epoca, di un tempo andato, in realtà non sono passati che una manciata di mesi. “Quelli del mio villaggio che hanno guadagnato tanto per comprarsi uno zebù, si contano sulle dita di una mano”, ci confida Rasolo, un contadino di Beroroha. In questa Babele del terzo millennio il caos è la regola. I poliziotti chiudono un occhio intascando una pietruzza, o accettando una pistola o un fucile per mantenere il disordine e l’anarchia. E oltre ai morti nelle miniere ci sono quelli che muoiono per i “regolamenti di conti”. In questo universo compresso in soli 25 kmq, sono concentrate tutte e 18 le etnie malgasce, oltre ai disperati provenienti da Guinea, Costa D’Avorio, Mozambico, Etiopia, Mali. Alcuni di loro dopo l’assalto al Parco Nazionale dell’Isalo sono stati ribattezzati i “minatori-banditi”. Free-lance dello zaffiro, sbandati e non associati, che scavano ovunque in barba alle leggi che regolamentano l’ambiente. È ovvio che dietro questa povertà c’è lo zampino dei boss del mercato parallelo. Boss che probabilmente hanno i giorni contati. Oltre che dall’aumento delle tasse e dalla sindacalizzazione della mano d’opera, sono minacciati da potenti associazioni ambientaliste. Per esempio i 60 ettari del Parco di Zombitse-Vohibasia sono iscritti nella lista del “Global 200” e l’area è stata scelta dal WWF per la campagna “Pianeta Vivente”. 100 km a sud di Ilakaka c’è un altro luogo della speranza e della disperazione, Antaralava. Il segretario generale per lo Sviluppo ha dichiarato alla stampa: “Il triangolo Ilakaka, Andranondambo, Sakaraha che copre una superficie di 12 mila kmq trabocca di pietre preziose. È l’occasione per il Madagascar di uscire dal baratro economico”. Il nome zaffiro deriva dall’ebraico sappir che significa “la più bella cosa”. E la pietra blu intenso potrebbe essere davvero la più bella cosa per questo popolo. Il presidente Ratsiraka potrebbe azzerare il debito pubblico del suo paese proprio grazie all’oro blu.

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Madagascar: cresce la tensione per il rinvio delle elezioni

Cresce il malcontento in Madagascar dopo l’ennesimo rinvio delle elezioni presidenziali che si sarebbero dovute tenere questo 24 luglio. Tensioni si sono registrate nel corso di alcune manifestazioni per reclamare il voto. Dopo la presa di potere, nel 2009, dell’attuale presidente di transizione Rajoelina, le parti politiche avevano ripreso colloqui, grazie alla mediazione delle Chiese cristiane, coinvolgendo pure l’ex capo di stato deposto Ravalomanana. Tuttavia, il tavolo sembra saltato anche per l’intervento della comunità internazionale che contesta la candidatura dei tre principali sfidanti. Marco Guerra ha intervistato don Luca Treglia, direttore di Radio Don Bosco in Madagascar:RealAudioMP3

R. – La tensione cresce moltissimo: già da lunedì scorso ci sono state dimostrazioni in strada e durante una manifestazione sono stati arrestati alcuni esponenti politici. La situazione politica è un caos totale, la gente diventa sempre più povera e i politici creano questo stato di stasi che non trova più una via d’uscita.

D. – La comunità internazionale chiede il ritiro dei tre principali candidati tra cui il presidente uscente, Andry Rajoelina…

R. – Secondo noi, la comunità internazionale non è concorde: ci sono alcuni Stati che tirano da un lato ed altri che tirano dall’altro. Ad esempio, gli Stati Uniti d’America non hanno problemi che i tre candidati si presentino alle elezioni, ma per l’Unione Europea o per altri Stati è importante che i tre candidati non si presentino. La cosa è molto delicata e con questa interferenza abbastanza forte della comunità internazionale la sovranità del Madagascar è venuta meno.

D. – A livello interno, cosa è successo dopo la deposizione di Ravalomanana? Come sta andando il Paese e quali sono le principali problematiche?

R. – Hanno cercato con tantissime difficoltà, ancora attuali, di formare governi di unione per cercare di arrivare a fare queste elezioni; però, i giochi politici sono stati tanti. Adesso, infatti, lo Stato si trova in uno sfacelo totale sia dal punto di vista delle strutture materiali, sia dal punto di vista della sicurezza: ci sono atti di banditismo in piena città, con sparatorie; cose che alcuni anni fa non esistevano. C’è una sorta di caos politico e questo ha istaurato anche un’anarchia totale.

D. – C’è una via d’uscita a questa situazione?

R. – Molti sono convinti che forse c’è un’unica via di uscita: la mediazione che sta facendo la Ffkm, un insieme delle Chiese di cristiani – cattolici, protestanti, anglicani – sostenuto da vari partiti politici. Stanno tentando di fare una nuova mediazione e questa prevede di mettere insieme i quattro ex presidenti, perché se queste quattro persone non si riconciliano non si può procedere ad un’elezione. Quindi, si dovrebbe instaurare una nuova transizione con un nuovo primo ministro e con un nuovo governo. In questo modo, si pensa che le elezioni presidenziali non siano fattibili quest’anno, ma nel 2014.
 

 

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da Padre Giangi – lettera del 9 agosto 2013

Date: Fri, 9 Aug 2013 21:58:08

Subject: Esami di terza media, BEPS
From: giangi.colombi@gmail.com

Carissima Elide

come va dopo due settimane dal nostro rientro dal Madagascar? Oggi ho ricevuto i risultati dell’esame di terza media che hanno fatto i ragazzi della nostra casa famiglia quando eravamo in Madagascar. In otto hanno dato l’esame e in sette l’hanno superato . In genere agli esami in questi ultimi  anni, metà dei ragazzi erano promossi e metà bocciati. Ringraziamo Dio e l’associazione Rainay con gli educatori che da quest’anno le cose sono cambiate e c’è stato un vero miglioramento.

Lunedì 19 agosto inizieranno gli esami di maturità per gli altri 8 ragazzi della nostra casa famiglia. Vi lascio con un affettuoso saluto e un buon fine settimana.

Gianluigi

 

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da padre Giangi – lettera del 27 giugno 2013

Carissimi,
                      mancano soli pochi giorni alla partenza in Madagascar del nostro gruppo, tra cui Valentina e Roberto che ho sposato sabato al monastero di Subiaco in provincia di Roma e di cui vi metto la foto. In questo 10 anniversario d’inizio della nostra associazione il gruppo è composto proprio da 10 persone con due giovanissimi, Massimo di 13 anni e Veronica di 15 anni. E’ il sedicesimo viaggio che come associazione organizziamo e sono circa 200 le persone che in totale vi hanno partecipato in questi 10 anni. Vi metto anche i testi delle cinque targhe ricordo che metteremo all’inaugurazione del liceo di Tsarasaotra, alla consegna definitiva dell’acquedotto di Tsarafidy e all’inaugurazione dell’allevamento di galline ovaiole a Ihosy e così pure il programma delle visite quotidiane che faremo in modo che ci possiate seguire col cuore e porteremo tutti i vostri saluti alle associazioni, famiglie e ragazzi che seguiamo. Io verrò in Italia mercoledì 10 luglio nel pomeriggio e venerdì di buon mattino alle ore 05,15 saremo all’areoporto di Linate pronti per la partenza. Se qualcuno ha qualche scritto o dono da far pervenire in Madagascar, lo porti pure a casa di mia mamma in questi giorni. Al nostro ritorno dal Madagascar il lunedì 5 agosto è prevista a Seriate nella sede dell’Associazione alle ore 20,30 la riunione in cui presenteremo gli incontri, visite, risultati, del viaggio. Un affettuoso saluto e ricordo nella preghiera per tutti voi e le vostre famiglie
Giangi

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Articolo su La Stampa, 11 luglio 2013

Potete vedere il video citato nell’articolo collegandovi a http://www.lastampa.it/Page/Id/1.0.2639786761
Madagascar: crisi infinita, elezioni ancora senza data
TRADUZIONI DI E. INTRA E S. GLIEDMAN

A quattro anni dal golpe militare che ha fatto piombare il Paese in piena  crisi politico-istituzionale, il Madagascar non sembra trovare una via d’uscita.Una crisi che non accenna a risolversi, e il Primo ministro ha affermato che, a suo avviso, al momento “non esiste un capo di Governo“.

 

Originariamente i candidati che avevano presentato domanda per concorrere alla presidenza erano 49. Con la posticipazione delle elezioni da maggio a luglio, e poi a una data non definita prima della fine dell’anno, alcuni hanno già rinunciato, mentre il gruppo di mediazione internazionale (GIC-M) ha richiesto il ritiro di altri tre nominativi  perché non conformi con lo spirito della tabella di marcia.

 

Fatto più importante, nessuno dei tre candidati illustri bocciati, perché in violazione di precedenti accordi, sembra disposto ad abbandonare il campo: il Presidente ad interim Andry Rajoelina, Didier Rastiraka, già due volte Presidente in passato, Lalao Ravalomanana, moglie del Presidente spodestato Marc Ravalomanana.

 

Nel frattempo gli altri candidati sollecitano la società civile ad agire e fare il possibile per ottenere una data fissa per le elezioni. A questo scopo, 21 dei 41 candidati rimasti hanno lanciato una petizione su Facebook. Intanto gli Stati Uniti  si sono dichiarati favorevoli a delle elezioni che includano tutti i 41 candidati presentatisi quest’anno.

 

Molti osservatori si chiedono per quanto tempo potrà reggere il regime transitorio e come si potrà uscire dalla crisi. Il problema di fondo è che l’attuale amministrazione non è pronta a lasciar andare il potere, come peraltro illustrato nel corso della campagna di Rajoelina.

 

L’ex Presidente Zafy Albert ha confermato tale impressione, affermando che uno dei principali ostacoli è rappresentato dall’esercito, che ha contribuito tra le altre cose a instaurare al potere proprio l’attuale amministrazione.

 

Le ragioni alla base di un così radicato attaccamento al potere, sono rese evidenti da una recente infografica pubblicata dall’ OMNIS, agenzia statale incaricata di gestire, sviluppare e promuovere il petrolio e le risorse minerarie in Madagascar:

 

La mappa elenca tutte le concessioni petrolifere in Madagascar nonchè le aziende internazionali che hanno firmato contratti per sfruttare tali risorse. La mancanza di trasparenza sul contenuto di tali contratti impedisce ai cittadini di conoscere gli esatti termini della transazione e chi ne abbiano beneficiato. Un’altra motivazione è il traffico illegale  legato al legname di palissandro.

 

E così, mentre la situazione attuale porta vantaggio a pochi privilegiati, dall’altra rappresenta un enrome peso per il pubblico, come dimostrato da un recente studio che ne illustra gli ulteriori aggravi sulla già pesante situazione economica e sociale. Il Madagascar rientrava già tra i Paesi più poveri del continente, ma attualmente nove su dieci malgasci vivono con meno di due dollari al giorno. I dati  mostrano infatti che dal 2009 ci sono quattro milioni di cittadini poveri in più.

 

Il seguente video di Eric Rabemanoro mette in luce l’impatto della crisi sulla disoccupazione, il potere d’acquisto e la criminalità.

 

Uscire dalla crisi a questo punto non è solo una faccenda politica: per la maggior parte della popolazione è diventato una questione di sopravvivenza.

 

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Elezioni rinviate e proteste popolari

Tutto a fine agosto

Madagascar, elezioni rinviate e proteste popolari

La decisione a causa dell’impasse sorto sulla candidatura del Presidente di transizione Rajoelina

http://www.lindro.it/politica/2013-07-31/94785-madagascar-elezioni-rinviate-e-proteste-popolari#sthash.IPTgSYna.dpuf

Kampala (Uganda) – Una settimana prima delle elezioni presidenziali, fissate per il 24 luglio scorso, il governo transitorio malgascio ha annunciato il rinvio del voto fino al 23 agosto 2013. La Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENIT) ha motivato la decisione governativa a causa dell’impasse sorto sulla candidatura del Presidente di transizione Andry Rajoelina. I partiti di opposizione, Francia,  Sud Africa e Unione Africana hanno chiesto la rimozione della sua candidatura dalla Presidenziali entro oggi pena il non riconoscimento dei risultati elettorali da parte della Comunità Internazionale. La Corte Elettorale del Madagascar il 3 maggio 2013 aveva convalidato le candidature, compresa quella del Presidente transitorio nonostante la sua precedente promessa di non presentarsi alle elezioni.

Gli altri due candidati di rilievo, l’ex Presidente Didier Ratsiraka e la ex First Lady Lalao Ravalomanana sono saltati sul carro delle proteste reclamando il ritiro di Rajoelina per permettere il ritorno all’ordine costituzionale e democratico di un paese in crisi dal 2009, quando un movimento popolare appoggiato dall’esercito rovesciò l’allora Presidente Marc Ravalomanana.

Dal 15 luglio la capitale, Antananarivo, è teatro di proteste popolari a causa della decisione di rinvio delle elezioni. Il candidato Laza Rasafiarison è stato arrestato per aver indetto il 16 luglio scorso una manifestazione non autorizzata. La richiesta di rilascio sottoposta dal suo avvocato è stata rifiutata dal Giudice. L’arresto del candidato sembra motivato. Lo stesso Razafiarison ha ammesso a media nazionali di aver indetto almeno cinque altre manifestazione senza autorizzazione dal 2012.

L’ondata di proteste che ha investito la capitale ha costretto i commercianti a chiudere le loro attività per il timore di saccheggi. La partecipazione popolare, progressivamente sempre più consistente, ha indotto il Capo delle Forze Armate, Rakotomanana Florens, a far intervenire direttamente l’esercito costatando che la polizia si è trovata del tutto impreparata a contenere i manifestanti. L’intervento dell’esercito (fortunatamente privo di vittime) ha stroncato l’ondata di proteste anche se il clima rimane ancora teso.

La comparsa  dell’esercito è il sintomo più palese che il Governo teme uno sconvolgimento dell’ordine pubblico di ampiezza tale da destabilizzare l’attuale assetto politico. Il Presidente Andry Rajoelina si è assicurato che Polizia ed Forze Armate siano a lui fedeli e che non vi siano preparativi di colpo di stato.

La situazione sociale ed economica nella ex colonia francese sta rapidamente deteriorandosi. Il rappresentante dell’Unicef in Madagascar: Steven Lauwerire il 26 luglio ha informato che nel paese i 22 milioni di cittadini stanno pagando dure conseguenze causate dalla crisi politica che dura dal 2009. «La Maggior parte degli indicatori di sviluppo sono stagnanti. Nove cittadini malgasci su dieci vivono con meno di due dollari al giorno. Oltre 1,5 milioni di bambini non frequentano più la scuola e metà dei bambini al disotto dei cinque anni sono malnutriti. Centinaia di centri ospedalieri sono chiusi». Nonostante i forti dubbi che l’allarme lanciato da Lauwerire tenda volutamente ad esagerare la situazione forse con l’intento di peggiorare l’immagine pubblica dell’attuale governo, è innegabile che il Paese stia attraversando un difficile momento.

Secondo l’esperto David Zounmenou dell’Istituto di Studi di Sicurezza di Pretorial’attuale situazione economica sarebbe dovuta più alle sanzioni attuate dalla Comunità Economica dell’Africa del Sud e da alcuni paesi europei più ad una cattiva gestione del Governo Malgascio. Queste sanzioni sarebbero applicate per marginalizzare Rajoelina e  costringerlo ad abbandonare il potere. Evidentemente questa strategia sembra danneggiare esclusivamente la popolazione. Il primo semestre del 2013 si è registrato un ulteriore rallentamento dell’economia con la conseguenziale perdita di 200.000 posti di lavoro.

L’opposizione di parte della Comunità Internazionale alla candidatura dell’attuale Presidente transitorio, Francia e Sud Africa in testa sembra non essere basata su un giudizio equo e imparziale della situazione politica del Madagascar. L’accanita opposizione rivolta a Rajoelina, accusato di non aver mantenuto la promessa di non partecipare alle elezioni, si scontra dinnanzi al constato che nessuno dei tre principali candidati ha presentato regolare candidatura. Ratsiraka e Lalao Ravalomanana non avevano i requisiti necessari di legge: la residenza comprovata durante i sei mesi precedenti alla sottomissione della candidatura. L’accanimento unilaterale contro Rajoelina potrebbe essere motivato dal timore che l’attuale Presidente goda ancora di un grande appoggio popolare e possa avere ancora la possibilità di riportare la vittoria nelle elezioni, acquisendo la legalità nel ricoprire la carica Presidenziale.

Non è un mistero che le multinazionali Francesi e Sud Africane considerino Andry Rajoelina come un vero e proprio pericolo per i loro investimenti nel paese, precedentemente facilitati dalla politica estremista di libero mercato e svendita delle risorse nazionali attuata dal ex Presidente Marc Ravalomanana, all’epoca denominato il Beccofrusoni Africano.

Ad aumentare il fossato tra il Governo malgascio e queste multinazionali ha contribuito la decisione, presa il 25 luglio, di rafforzare la trasparenza delle industrie estrattive straniere presenti in Madagascar. Il Parlamento ha dichiarato la sua intenzione di applicare alla lettera le regole dettate da ITIE International, una coalizione di Governi, imprese e gruppi della società civile che tenta di rendere a livello mondale trasparente le attività minerarie e petrolifere. La decisione fa seguito ad un incontro avvenuto nel mese di maggio a Sidney, Australia, durante l’assemblea generale di ITIE Interantional.

La decisione implica che il Governo Malgascio rivedrà tutti i permessi minerari e petroliferi fino ad ora concessi, la maggioranza dei quali durante il mandato di Ravalomanana (2001 – 2009). Le licenze verranno confermate dopo accurate verifiche del corretto pagamento delle tasse, per verificare i forti dubbi di evasione fiscale. Il processo di revisione licenze sarà effettuato assieme a ITIE International che ha imposto anche un accurato monitoraggio sull’utilizzo delle entrate fiscali da parte del Governo. Il monitoraggio, secondo alcune fonti, potrebbe riguardare il periodo 2001 – 2012, creando il rischio che i sospetti di corruzione e corruzione tra multinazionali e l’ex Presidente Ravalomanana vengano confermati da un Organismo Internazionale. Per ora la revisione riguarda nove compagnie ma coinvolgerà un totale di quaranta multinazionali tra cui molte francesi e Sud Africane che durante il primo decennio del Duemila hanno goduto di un clima fiscale e politico estremamente favorevole.

Le risorse minerarie malgasce sono principalmente grafite, ilmenite, nickel, oro e pietre preziose. Vi sono anche alcuni giacimenti di petrolio e gas naturale. Il settore dei legni pregiati è stato sopra sfruttato durante il mandato di Ravalomanana causando la perdita del 70% delle foreste del paese. La devastante deforestazione, insieme all’intenso sfruttamento dei pascoli, ha causato l’erosione del suolo e avviato un processo di desertificazione. Numerose specie animali e vegetali sono in pericolo di estinzione.

«La strategia di mantenere le sanzioni è tesa a creare uno scenario dove l’aumento del malcontento popolare conduca ad una divisione all’interno dell’esercito. La speranza nutrita da Francia e Sud Africa è che Rajoelina subisca una rivolta popolare appoggiata dalle Forze Armate perdendo il potere nello stesso modo che lo ha conquistato», spiega David Zounmenou.

L’errore che Rajoelina potrebbe commettere è quello di rinviare a tempo indefinito le elezioni isolandosi completamente dalla Comunità Africana ed Internazionale, pur avendo giocato in tutti questi anni la carta del nazionalismo che gli ha procurato un discreto appoggio popolare. Purtroppo questa carta ora è inservibile e solo una sua conferma a legittimo Capo di Stato scaturita dalle urne salverebbe l’ex DJ e sindaco di Antananarivo. E’ proprio quello che Francia e Sud Africa sono fermamente impegnate ad impedire.

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Articolo su La Stampa, 8 maggio 2013

08/05/2013
Madagascar: situazione politica sempre più intricata verso le presidenziali di luglio
TRADUZIONI DI E. INTRA E S. GLIEDMAN

In Madagascar le elezioni presidenziali si terranno il 24 luglio prossimo, come confermato dai mediatori internazionali a pochi giorni dal controverso annuncio di Andry Rajoelina, Presidente ad interim dal 2009, di voler avanzare la propria candidatura.  A gennaio aveva dichiarato la propria intenzione di farsi da parte, probabilmente cedendo alle pressioni delle amministrazioni regionali intenzionate a evitare potenziali disordini al momento del voto. È poi tornato sui suoi passi alla notizia dell’inattesa candidatura della moglie di Marc Ravalomanana, spodestato con il golpe del 2009.

 

L’isola, che vanta ricchissimi giacimenti petroliferi e minerari, ha vissuto quattro anni di incertezza politica che ne hanno seriamente compromesso la crescita economica, scoraggiando gli investitori stranieri. L’economia ha subito un calo del 4,6% nel 2009, un abisso se paragonata alla crescita del 7,1% registrata l’anno precendente. Per il 2013 la Banca Mondiale prevede una crescita pari a un timido 2.6%.

 

L’ex Presidente del Mozambico Joaquim Chissano, mediatore della crisi malgascia dal 2009, si dice “turbato” dalla situazione attuale, ma convinto che nessuno voglia di invertire il processo politico. “I cittadini vogliono andare al voto nei tempi stabiliti, assicurandosi che tutto si svolga in modo pacifico”, ha dichiarato. Chissano si è poi detto favorevole alla decisione del Tribunale elettorale, che ha accettato la candidatura di Rajoelina — oltre ad altri 40 candidati. “Confidiamo nel fatto che non ci saranno ulteriori irregolarità,” ha aggiunto.

 

Il governo francese ha invece accolto con disappunto il via libera, come quello nei confronti di Lalao Ravalomanana e di Didier Ratsiraka, già Presidente per due volte. In un comunicato ufficiale del Ministero degli Esteri francese si legge fra l’altro:

 

“La candidatura di Rajoelina viola l’impegno solenne, preso dal Presidente in transizione il 15 gennaio 2013, di non presentarsi come candidato alle elezioni presidenziali in Madagascar, in conformità alle raccomandazioni della Comunità per lo sviluppo dell’Africa Meridionale (SADC). La Francia condivide pienamente il rammarico espresso dalla SADC tramite il Presidente della Tanzania, Jakaya Kikwete.

 

Invitiamo tutti gli attori politici in Madagascar a mantenere gli impegni assunti di fronte alla SADC, i cui sforzi di mediazione sono sostenuti dalla Francia, al fine di preservare le possibilità di attuare con successo il processo di transizione.”

 

Il 38enne Rajoelina, il cui voltafaccia ha creato forti tensioni interne, ha dichiarato che i suoi avversari politici non hanno nulla da temere, aggiungendo: “Quando si decide di competere, bisogna osare e non aver paura di nulla”. Pur a fronte delle molte critiche, il Presidente in carica non appare pentito: “Quando ho reso pubblica la mia decisione di non candidarmi, molti si sono sentiti afflitti. Quando invece la lista dei candidati è stata resa pubblica, tanti hanno pianto di gioia. […] Se mi sono candidato è soprattutto per il Paese. l popolo è padrone delle proprie scelte e ora deve eleggere il suo leader”, ha concluso, definendosi tra l’altro il miglior candidato. “Dato che i giovani costituiscono il 70% della popolazione, il Paese ha bisogno di un leader patriota che ne condivida la visione. Un solo candidato soddisfa tali criteri”.

 

 

Nel settembre 2011 la Comunità di Sviluppo dell’Africa Meridionale (SADC) aveva negoziato un accordo per la conferma di Rajoelina alla presidenza e il ritorno incondizionato di Ravalomanana, condannato in contumacia all’ergastolo per aver ordinato all’esercito di uccidere i sostenitori di Rajoelina durante il golpe. Ciò nonostante, Ravalomanana rimane in esilio in Sud Africa, ma l’ex first lady ha avuto il permesso di rientrare lo scorso 12 marzo per stare accanto alla madre di 83 anni gravemente malata. Rajoelina aveva acconsentito al suo ritorno a condizione che la donna si astenesse da qualsiasi attività politica — clausola ormai chiaramente ignorata. Ravalomanana, madre di quattro figli e amministratore delegato del conglomerato Tiko fino al 2009, possiede scarsa esperienza politica e tanti cittadini non vedono di buon’occhio la sua candidatura per via della forte influenza del marito.

 

Molti sull’isola si stanno impegnando per una mediazione tra l’attuale Presidente e i precedenti capi di Stato (in lizza anche Albert Zafy, in carica dal 1993 al 1996), inclusa la Chiesa: Il Consiglio cristiano aveva anche organizzato domenica 5 maggio un incontro tra i quattro ex-leader per gettare le basi di una cooperazione: si sono presentati solo Zafy e Ratsiraka.

 

L’attuale scenario conferma dunque che la strada del negoziato non è facile, vista la diversità di opinioni tra i quattro. Se da un lato Zafy e Ratsiraka sono entrambi favorevoli a una nuova transizione, non la concepiscono certo allo stesso modo. Ravalomanana conta ovviamente sulla vittoria della moglie, visto che spera di tornare in Madagascar, una prospettiva che preoccupa molto l’esercito, responsabile della sua cacciata quattro anni fa. Infine, Rajoelina sembra essere contrario a una nuova transizione.

 

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Visita in Madagascar

gruppo_madagascar_2013.jpg - 3.12 Mb
 
Date: Wed, 7 Aug 2013 22:58:29 +0200
Subject: [unicosole] Visita in Madagascar
From: giangi.colombi@gmail.com
Carissimi,
                      come va? Siamo appena tornati da pochi giorni dal Madagascar. Vi invio una foto del gruppo che ha partecipato quest’anno con i maestri ed il comitato scolastico della mensa di Manarinony. Buono e fruttuoso periodo estivo per chi ora è in vacanza. Con affetto.
Giangi
 

 

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Diario di Chiara. Viaggio in Madagascar 2004: un’esperienza indimenticabile!

Madagascar 2004: un’esperienza indimenticabile!

Penso che la vita si riveli a noi nelle persone che incontriamo e nelle situazioni che siamo chiamati a vivere; a volte capita di non sapere cosa è bene o cosa è giusto fare, tentenni indecisa e disorientata, fino a quando non ti accorgi che esistono dei “segni”.

Ho avuto la grazia di ricevere un invito per un viaggio in Madagascar, una proposta a vivere un’esperienza in terra di missione e ad incontrare la povertà del sud del mondo. Ho accettato. Sono tornata da poche settimane colma di gratitudine per quanto ho potuto conoscere, ho potuto condividere, ho potuto ricevere.

Alla partenza eravamo in quattordici persone, non ci conoscevamo bene tutti, ma ci univa l’amicizia con padre Gianluigi Colombi (che ha vissuto vent’anni in Madagascar) e il desiderio di vivere al meglio le tre settimane in un posto tanto lontano e così diverso.

Il nostro viaggio in terra africana è stato un susseguirsi di incontri, splendidi per il calore e l’accoglienza ricevuti, infinitamente arricchenti per l’esempio di vita che in essi di continuo scoprivamo. Abbiamo visitato villaggi dispersi, fatti di capanne e palafitte di legno, dove la nostra civiltà sembra non essere mai arrivata… in quei contesti ti rendi conto che il nostro mondo, fatto di tante cose e di tante abitudini, non è l’unico mondo possibile. Anzi, se rifletti sulle cifre delle banche dati, è proprio in quel modo che vive la maggior parte della popolazione mondiale, siamo noi occidentali l’eccezione, la minoranza!

In quei villaggi ci è capitato una volta di essere accolti con un po’ di timore iniziale perché eravamo dei bianchi, dei “vasà”, e non conoscevano il motivo del nostro arrivo. Non c’era però chiusura o diffidenza – in Africa ogni incontro è importante – è bastato presentarsi, dire loro che tra di noi c’era un missionario e che venivamo ad incontrarli e subito è stata accoglienza. Eravamo noi gli stranieri una volta tanto, gli sconosciuti in terra di altri, eppure venivamo sempre accolti con tanta generosità, dignità e allegria nei loro villaggi, nelle loro case, nelle loro scuole, nei luoghi del loro lavoro… quanto stupore ma anche quanto imbarazzo ho provato nell’accorgermene!

Di questi incontri conservo tantissimo e mi piace riviverli nel cuore e nella mente, ora che sono tornata alla mia vita di tutti i giorni. Qui mi capita spesso di vivere le relazioni umane in un modo molto più freddo, distaccato, impersonale, arrivo a volte a pensare che si possa vivere bene anche senza condividere. Ho sperimentato invece che c’è infinitamente più gioia nell’incontrare l’altro e nel creare relazioni umane significative, ognuno è dono per gli altri e non ci si può chiudere ai bisogni dei fratelli, dobbiamo imparare a “compatire”.

Abbiamo visitato l’ospedale della capitale e il carcere di Ihosy. Mi è difficile raccontare a parole le situazioni di degrado, miseria, povertà e abbandono che abbiamo visto, non so neanche immaginare del resto cosa significhi viverle sulla propria pelle, da malato o carcerato. So solo che la reazione alla vista di tanta mancanza era un misto di dolore, rabbia, imbarazzo e al tempo stesso di stima verso quelle persone, tanto provate nella sofferenza eppure così capaci di dignità e gratitudine!

In ospedale ho sentito pesantemente cosa significa povertà, ovvero mancanza dell’essenziale per poter vivere in modo dignitoso. In questi paesi anche un semplice ascesso ai denti diventa un vero problema perché manca qualsiasi cosa per curarlo e se ti capita non hai molto da fare che aspettare e pregare che si risolva. In carcere mi sono dovuta scontrare con un mondo dove i diritti umani più elementari non sono rispettati, perché le persone sono costrette a dormire addossate l’una all’altra, per terra, infestate dalle pulci che divorano il loro corpo, e la maggior parte di esse aspetta in quelle condizioni lunghi anni prima di essere processata.

Al termine di una esperienza di questo tipo credo sia necessario cercare di trasformare tutte le emozioni catturate durante il viaggio in prese di coscienza, consapevolezza nuova e insegnamenti di vita. Sento di dover ringraziare per quanto ricevuto e prego di riuscire a fare tesoro nella mia vita di ogni giorno condiviso con i poveri del mondo.

Qualcosa si sta già muovendo, e per tutti noi che abbiamo condiviso questo viaggio è già una gioia grande: stiamo sostenendo un progetto in Madagascar di una casa di accoglienza per bambini provenienti dai villaggi, che in questo modo avranno l’opportunità di frequentare la scuola e ricevere una formazione per un futuro lavoro. Durante il nostro viaggio abbiamo avuto modo di conoscere da vicino questa bella realtà che è nata dalla generosità e operosità di un gruppo di genitori malgasci. Si stanno costituendo in associazione per sostenersi vicendevolmente nel bello e difficile compito educativo e noi con gioia e senso di responsabilità abbiamo scelto di condividere questo gesto di speranza e solidarietà.

Il progetto si chiama PROGETTO RAINAY, che significa “Padre Nostro” e mi piace ricordarlo perché mi fa sentire parte della grande famiglia della Chiesa, unita con i fratelli lontani e diversi, vicina a coloro che vivono una vita più difficile della mia, eppure così tremendamente capaci di ringraziare e pregare il Padre, con le mie stesse parole Padre Nostro che sei nei cieli……

Grazie di cuore. 

Chiara

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Padre Giangi in udienza dal Papa

26 settembre 1998

Il Santo Padre Giovanni Paolo II ha ricevuto questa mattina in Udienza nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo:

– Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale del Madagascar, in Visita “ad Limina Apostolorum”:

S.E. Mons. Charles-Rémy Rakotonirina, Vescovo di Farafangana;

S.E. Mons. Fulgence Rabeony, Vescovo di Toliara;

Rev.do Padre Giovanni Luigi Colombi, Aministratore Diocesano di Ihosy;

Rev.do Padre Donald Pelletier, Amministratore Diocesano di Morondava.


DISCORSO DEL SANTO PADRE AGLI ECC.MI PRESULI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DEL MADAGASCAR IN VISITA “AD LIMINA APOSTOLORUM”

Pubblichiamo di seguito il discorso che Giovanni Paolo II ha rivolto al gruppo degli Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale del Madagascar, incontrati stamattina e ricevuti in questi giorni, in separate udienze, per la Visita “ad Limina Apostolorum”:

Chers Frères dans l’épiscopat,

1. C’est avec joie que je vous accueille alors que vous accomplissez votre visite ad limina. Vous qui avez reçu du Christ la charge de guider le peuple de Dieu à Madagascar, vous êtes venus accomplir votre pèlerinage auprès du tombeau des Apôtres; à cette occasion, vous avez avec le Successeur de Pierre, ainsi qu’avec ses collaborateurs, de fructueux échanges qui permettent d’affermir la communion entre l’Église qui est dans votre pays et le Siège apostolique. Ainsi, je souhaite que, de retour parmi le peuple qui vous a été confié, votre zèle pastoral et le dynamisme missionnaire de vos communautés s’en trouvent encore renforcés, afin que l’Évangile soit annoncé à tous.

Par ses aimables paroles, le Président de votre Conférence épiscopale, Monsieur le Cardinal Armand Gaétan Razafindratandra, Archevêque d’Antananarivo, a brossé, en votre nom, un panorama précis de la vie de l’Église dans la Grande Île et du contexte dans lequel elle poursuit sa mission. Je l’en remercie chaleureusement.

En cette heureuse circonstance, je salue avec affection les prêtres, les religieux, les religieuses, les catéchistes et tous les fidèles de vos communautés diocésaines. Transmettez aussi mes salutations cordiales au peuple malgache, dont je connais les qualités d’accueil, de solidarité et de courage pour faire face aux multiples difficultés de la vie quotidienne.

2. À la suite des Apôtres, les Évêques ont reçu pour mission d’annoncer avec audace le mystère du salut dans son intégralité. “Proclame la parole, insiste à temps et à contretemps, réfute, menace, exhorte, avec une patience inlassable et le souci d’instruire” (2 Tm 4, 2). Pour chaque Évêque, cette difficile exigence demande de puiser son énergie dans la grâce du Christ reçue en abondance par le don de l’Esprit au jour de son ordination épiscopale et sans cesse renouvelée dans la prière. L’Église a besoin de pasteurs qui mettent en place et gèrent avec soin les différentes institutions diocésaines, et qui guident le peuple de Dieu. Pour réaliser ce service, ils seront animés par des qualités humaines et plus encore par des qualités spirituelles, ainsi que par le souci de la sainteté de leur vie, afin de se conformer totalement au Christ qui les envoie. Aimer le Christ et vivre en son intimité, c’est aussi aimer l’Église et, comme le Seigneur Jésus, se donner à elle afin de témoigner de l’amour infini de Dieu pour les hommes.

Le Concile Vatican II a mis en lumière la nécessité pour les Évêques de coopérer de plus en plus étroitement, pour accomplir leur charge de façon fructueuse (cf. Christus Dominus, n. 37). Je vous encourage donc vivement à approfondir toujours davantage les liens d’union collégiale et de collaboration entre vous, notamment au sein de votre Conférence épiscopale, en communion vivante avec le Siège de Pierre.

La solidarité pastorale des diocèses de votre pays s’est particulièrement manifestée, il y a quelques semaines, lors de la célébration d’un synode national, sur le thème de l’Église, Famille de Dieu rassemblée par l’Eucharistie, que vous avez organisé dans le prolongement de la récente assemblée spéciale pour l’Afrique du Synode des Évêques. Je souhaite que cet événement important pour la vie de l’Église à Madagascar, qui se situe dans le contexte de la préparation au grand Jubilé de l’An 2000, soit pour chacune de vos communautés l’occasion d’un renforcement de la foi en Jésus Christ et qu’il suscite chez les fidèles “une réelle aspiration à la sainteté, un fort désir de conversion et de renouveau personnel, dans un climat de prière toujours plus intense et de solidarité dans l’accueil du prochain, particulièrement des plus démunis” (Tertio millennio adveniente, n. 42).

3. Me tournant maintenant vers les prêtres de vos diocèses qui sont vos premiers collaborateurs dans le ministère apostolique, je voudrais les assurer de la gratitude de l’Église pour la générosité avec laquelle ils vivent leur sacerdoce au service du peuple de Dieu. Je les invite à persévérer avec joie et enthousiasme dans leur vocation, en menant une vie digne de la grandeur du don qui leur a été fait. “Le prêtre, en vertu de la consécration qu’il a reçue par le sacrement de l’Ordre, est envoyé par le Père, par Jésus Christ, à qui il est configuré de manière spéciale comme Tête et Pasteur de son peuple, pour vivre et agir, dans la force de l’Esprit Saint, pour le service de l’Église et pour le salut du monde” (Pastores dabo vobis, n. 12). Disponibles à l’action de l’Esprit, qu’ils gardent toujours les yeux fixés sur le visage du Christ pour avancer courageusement sur les voies de la sainteté, sans se conformer aux façons d’être du monde. Par la célébration régulière de la Liturgie des Heures et des sacrements, et par la méditation de la Parole de Dieu, ils sont appelés à vivre l’unité profonde entre leur vie spirituelle, leur ministère et leur activité quotidienne. Fidèles au célibat, accueilli dans une décision libre et pleine d’amour, et vécu avec un courage sans cesse renouvelé, ils y reconnaîtront “un don inestimable de Dieu, comme un ‘stimulant de la charité pastorale’, comme une participation particulière à la paternité de Dieu et à la fécondité de l’Église, comme un témoignage du Royaume eschatologique donné au monde” (Pastores dabo vobis, n. 29). Lorsqu’ils traversent des difficultés, soyez pour eux des pasteurs attentifs et disponibles qui redonnent l’espérance et qui, par leurs paroles et leur exemple, les aident à avancer de nouveau! Je vous engage vivement à les soutenir, pour qu’ils vivent dans la fidélité à leurs engagements sacerdotaux, en leur assurant des conditions spirituelles et matérielles qui leur permettent de répondre aux justes nécessités de leur ministère.

Chers frères dans l’épiscopat, soyez proches de chacun de vos prêtres; entretenez avec eux des relations fondées sur la confiance etle dialogue; qu’ils soient vraiment pour vous des fils et des amis ! Responsables en premier lieu de leur sanctification et de leur formation permanente, sachez leur proposer les moyens de poursuivre, tout au long de leur vie, l’approfondissement des dimensions humaine, spirituelle, intellectuelle et pastorale de leur formation sacerdotale, afin que leur être et leur agir soient toujours plus en conformité avec le Christ Bon Pasteur.

Enfin, je souhaite qu’au sein du presbyterium, les prêtres diocésains et religieux s’accueillent fraternellement les uns les autres dans la légitime diversité de leurs charismes et de leurs options. Dans la prière commune et le partage, ils trouveront soutien et réconfort pour leur ministère et leur vie personnelle.

4. Parmi vos préoccupations permanentes figurent la naissance et la croissance des vocations au sacerdoce et à la vie consacrée. Les nombreux jeunes qui répondent à l’appel du Christ et acceptent de se mettre à sa suite sont un signe du dynamisme de vos Églises locales et un encouragement pour l’avenir. Toutefois, une grande prudence et un discernement attentif sont nécessaires, pour affermir leur vocation et pour permettre à chacun de donner une réponse libre et consciente à l’appel du Christ. La vie à la suite du Seigneur est exigeante et requiert donc pour le choix des candidats des critères d’équilibre humain, de capacités spirituelles, affectives, psychologiques et intellectuelles, avec une ferme volonté. Je voudrais renouveler ici la demande faite par les Pères du Synode africain “aux ‘Instituts religieux qui n’ont pas de maisons en Afrique’ de ne pas se sentir autorisés à y ‘chercher de nouvelles vocations sans un dialogue préalable avec l’Ordinaire du lieu’” (cf. Ecclesia in Africa, n. 94). En effet, des jeunes déracinés auront de grandes difficultés à mûrir l’appel qu’ils ont reçu et seront tentés par les multiples attraits d’une société qu’ils ne connaissent pas. D’un discernement effectué avec sagesse dépend aussi l’espérance de voir se lever et se développer des vocations missionnaires africaines, pour annoncer l’Évangile dans toutes les parties du continent et même au-delà.

À vous qui êtes les premiers représentants du Christ dans la formation sacerdotale (cf. Pastores dabo vobis, n. 65), il incombe de veiller avec soin à la qualité de la vie et de la formation dans les séminaires. Je vous invite à constituer des communautés éducatives unies qui donnent aux séminaristes un exemple concret de vie chrétienne et sacerdotale irréprochable. Comment des jeunes pourraient-ils se préparer correctement au sacerdoce s’ils n’ont pas devant eux l’exemple de maîtres et de témoins authentiques ? Je sais combien il vous est difficile de pourvoir au choix de prêtres expérimentés dans la vie spirituelle et qualifiés dans les domaines théologique et philosophique, capables d’accompagner les jeunes. Je souhaite vivement que vous puissiez préparer des formateurs compétents en vue de cette mission, même si des sacrifices doivent être faits dans d’autres domaines de la vie pastorale. Ce ministère est aujourd’hui l’un des plus importants pour la vie de l’Église, en particulier dans votre pays.

J’adresse un encouragement particulier à ceux et à celles qui ont la responsabilité de préparer les jeunes à la consécration totale d’eux-mêmes dans le sacerdoce ou dans la vie religieuse. Qu’en étant confirmés sur le chemin de la recherche de Dieu, ils montrent à ceux que le Seigneur invite à le suivre la beauté de leur vocation et les aident à discerner les desseins de Dieu sur leur vie ! Qu’ils soient rayonnants de la rencontre avec le

Christ comme les disciples après la Transfiguration !

Que les séminaristes aient une conscience toujours plus vive de la grandeur et de la dignité de l’appel qu’ils ont reçu ! Il est nécessaire qu’au cours de leur temps de formation ils puissent acquérir une maturité affective suffisante et qu’ils aient la conviction intime que célibat et chasteté sont pour le prêtre indissociables. Un enseignement sur le sens et la place de la consécration au Christ dans le sacerdoce devra être au cœur même de leur formation, afin qu’ils puissent engager librement et généreusement toute leur personne à la suite du Christ, dans le partage de sa mission.

5. Les Instituts de vie consacrée apportent une contribution importante et appréciée dans de nombreux domaines de la vie de l’Église de votre pays. L’engagement des personnes consacrées dans l’œuvre d’évangélisation doit montrer de façon particulière que “plus on vit du Christ, mieux on peut le servir dans les autres, en se portant jusqu’aux avant- postes de la mission et en prenant de plus grands risques“ (Vita consecrata, n. 76). Que les membres des communautés religieuses vivent pleinement leur offrande au Christ en lui rendant témoignage par toute leur existence et en mettant au service de l’Église les richesses de leur charisme propre ! En se laissant guider par l’Esprit Saint, qu’ils marchent résolument sur les voies de la sainteté et qu’ils manifestent aux yeux de tous leur joie de s’être totalement donnés à Dieu pour le service de leurs frères !

J’exprime aux personnes consacrées la gratitude et le soutien de l’Église pour l’apostolat qu’elles exercent, dans la logique de leur amour pour le Christ et du don d’elles- mêmes, au service des malades, des plus meurtris et des plus pauvres de la société. Par leur présence dans le monde de l’éducation, elles aident les jeunes à croître en humanité en acquérant une formation humaine, culturelle et religieuse qui les prépare à prendre leur place dans l’Église et dans la société.

Pour permettre aux Instituts de vie consacrée d’exprimer leurs charismes propres dans une communion toujours plus grande avec les Églises diocésaines, comme je l’ai souligné dans l’exhortation apostolique Ecclesia in Africa, j’invite “les responsables des Églises locales, de même que ceux des Instituts de vie consacrée et des Sociétés de vie aposto lique, à promouvoir entre eux le dialogue, afin de créer, dans l’esprit de l’Église Famille, des groupes mixtes de concertation comme témoignage de fraternité et signe d’unité au service de la mission commune” (n. 94).

6. En vertu de leur condition de baptisés, tous les fidèles sont appelés à participer pleinement à la mission de l’Église. Je me réjouis de la contribution exemplaire de nombreux laïcs à la vie ecclésiale de votre pays. Je salue particulièrement l’œuvre des catéchistes qui, dans des conditions souvent difficiles, s’efforcent d’annoncer l’Évangile à leurs frères et, en communion avec leurs Évêques et leurs prêtres, assurent l’animation de leurs communautés et en portent le souci. Leur rôle est d’une grande importance pour l’implantation et la vitalité de l’Église. Ils donnent aussi à leurs enfants le sens du service du Christ. Je les invite à maintenir fermement éveillée en eux “la conscience d’être membres de l’Église de Jésus Christ et de participer à son mystère de communion et à son énergie apostolique et missionnaire” (Christifideles laici, n. 64).

Je souhaite aussi que les laïcs acquièrent une solide formation afin d’assumer leurs responsabilités de chrétiens dans la vie de la société. Il leur revient en effet de travailler avec abnégation et ténacité à construire la cité terrestre dans le respect de la dignité de la personne humaine et dans la recherche du bien commun. Face aux injustices, à ce qui détruit la paix entre les personnes et les groupes, et à tout ce qui pervertit l’esprit, qu’ils développent toujours plus la solidarité, le véritable fihavanana, qui tend à ouvrir l’homme au plan divin du salut !

Une sollicitude particulière doit être réservée à la famille, cette cellule première et vitale de la société. La formation des consciences, en particulier pour rappeler fermement le respect dû à toute vie humaine et pour enseigner aux enfants les valeurs fondamentales, est une tâche essentielle qui incombe à l’Église et à ses Pasteurs. Devant les difficultés rencontrées par tant de jeunes couples, je vous encourage à poursuivre vos efforts pour les aider à mieux comprendre la nature authentique de l’amour humain, de la chasteté conjugale et du mariage chrétien, fondé sur la fidélité et l’indissolubilité.

Aux jeunes de Madagascar, je voudrais aussi lancer un appel vigoureux à la confiance et à l’espérance. Je connais leurs grandes inquiétudes, mais je sais aussi les richesses que Dieu a mises en eux pour affronter l’avenir avec courage et lucidité. Qu’ils sachent assumer leurs responsabilités dans la vie de l’Église et de la société en prenant une vive conscience de leur vocation d’hommes et de chrétiens qui les engage à être des semeurs de paix et d’amour ! Le Christ les attend, il leur montre le chemin de la vie.

7. Témoigner de la charité du Christ envers les malades et les pauvres est une des caractéristiques de la vie chrétienne. Par ses institutions sociales l’Église œuvre au développement intégral de la personne et de la société. Je suis reconnaissant à toutes les personnes qui, à travers leur humble service, manifestent, à la suite du Christ, l’amour de l’Église pour ceux qui souffrent ou qui sont dans la détresse. On ne peut accepter la misère comme une fatalité. Il est nécessaire d’aider les pauvres à grandir en humanité et à faire en sorte qu’ils soient reconnus dans leur dignité d’enfants de Dieu. Malgré les difficultés, votre terre est riche de promesses. Je vous encourage donc vivement à développer les initiatives de solidarité et de service de la population, qui souvent se trouve dans des situations économiques et sociales préoccupantes, en donnant notamment une juste place aux œuvres d’éducation et de promotion humaine qui permettront à chacun d’exprimer les dons que Dieu lui a faits en le créant à son image. En effet, comme je l’ai écrit dans l’encyclique Redemptoris missio, “le développement d’un peuple ne vient pas d’abord de l’argent, ni des aides matérielles, ni des structures techniques, mais bien plutôt de la formation des consciences, du mûrissement des mentalités et des comportements. C’est l’homme qui est le protagoniste du développement, et non pas l’argent ni la technique” (n. 58).

8. Les relations fraternelles qui existent entre les différentes confessions chrétiennes à Madagascar témoignent de votre engagement à répondre généreusement et avec clairvoyance à la prière du Seigneur : “Que tous soient un !” (Jn 17, 21). Ces liens se concrétisent particulièrement à travers les interventions du Conseil des Églises chrétiennes de Madagascar qui, à de nombreuses reprises, s’est manifesté pour promouvoir la justice et le développement intégral de l’homme dans la vie de la nation. Il importe vivement de poursuivre la recherche de l’unité entre les chrétiens dans une collaboration inspirée par l’Évangile, qui soit un véritable témoignage commun rendu au Christ et un moyen d’annoncer la Bonne Nouvelle à tous. Sur ce long chemin qui conduit à la communion totale entre frères, il est nécessaire de se tourner ensemble vers le Christ. Aussi la prière doit-elle tenir une place privilégiée pour obtenir du Seigneur la conversion du cœur et l’unité des disciples du Christ. Pour mieux répondre aux exigences d’une collaboration loyale, il est indispensable que les fidèles soient préparés à rencontrer leurs frères en esprit de vérité, sans cacher les divergences qui nous séparent encore de la pleine communion (cf. Conseil pontifical pour la promotion de l’Unité des Chrétiens, Directoire pour l’application des principes et des normes sur l’œcuménisme, 1993). D’autre part, il est souhaitable que les couples qui vivent l’expérience d’un mariage mixte soient soutenus par une pastorale adaptée, dans un esprit d’ouverture œcuménique. Malgré les difficultés qui peuvent survenir, ils seront d’authentiques artisans de l’unité à travers la qualité de l’amour manifesté au conjoint et aux enfants.

9. Chers frères dans l’épiscopat, alors que se termine cette rencontre fraternelle, je voudrais encore vous encourager à avancer dans la confiance. En cette année consacrée à l’Esprit Saint et à sa présence sanctificatrice dans la communauté des disciples du Christ, j’invite les catholiques de Madagascar à approfondir les signes d’espoir présents dans leur vie et dans la vie du monde. Qu’ils raniment “leur espérance en l’avènement définitif du Royaume de Dieu, en le préparant jour après jour dans leur vie intérieure, dans la communauté chrétienne à laquelle ils appartiennent, dans le milieu social où ils sont insérés et ainsi dans l’histoire du monde” (Tertio millennio adveniente, n. 46) ! Je vous confie, ainsi que vos diocésains et tout le peuple malgache, à l’intercession maternelle de la Vierge Marie et de Victoire Rasoamanarivo, cette bienheureuse qui a témoigné admirablement de la qualité spirituelle du laïcat de votre pays, et de grand cœur j’accorde à tous la Bénédiction apostolique.


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