Racconto del viaggio di agosto 2018 di Angelika e Lorenzo

Il nostro viaggio del “Noi e..” Il Madagascar una terra dai mille volti, autentica nella sua integrità e diversità

Il nostro Madagascar del Noi e.. è stato un’esperienza indimenticabile caratterizzato per i suoi colori intensi, per l`atmosfera calda e accogliente, per le tradizioni e per la loro sacralità, ma soprattutto un mondo a se stante, racchiuso geograficamente in un’isola che abbraccia un’infinita varietà di paesaggi, colori, profumi e persone speciali.

Il Madagascar non è un’isola qualunque, bensì un luogo cosi remoto e affascinante da avere una propria identità, selvaggia e potente che, pur mantenendo i suoi tratti distintivi, rivela una incredibile povertà economica e culturale ma un intensità nel dare la vita.

È in questo modo che attorno al suo cuore pulsante, composto da un grande altopiano circondato da risaie e campi coltivati, si alternano zone aride, desertiche, costeggiate dai baobab, spiagge dalla sabbia corallina, foreste pluviali enormi e l’ineguagliabile terra rossa che, trasportata dal vento, colora di quel caratteristico color mattone tutto ciò che lo compone, attribuendogli il nome di “isola rossa”.

La sete di curiosità diventa sempre più forte di fronte a così tanta bellezza, ma come si può imprimere nella propria mente e attraverso i propri occhi tutta l’unicità di quest’isola? Che strada avremmo dovuto percorrere e chi avremmo dovuto incontrare durante il nostro viaggio per assorbire il più possibile di questa fantastica isola africana in modo da rubare il rubabile?

Quello che è certo è che il nostro punto si partenza è stata Antananarivo, ossia la capitale. Caotica e vibrante per i suoi vari colori e profumi, per i suoi mercati che si sviluppano lungo quasi tutte le strade della città, le infinite orde di gente sorridente e la varietà di persone che ci abitano. La capitale è il vero centro della politica, dell’economia e della cultura (se cosi si vuole definire..) del Paese. Ma è solo lasciata questa città che abbiamo scoperto l`isola e i suoi abitanti nella loro parte più intima ed autentica, grazie soprattutto a due persone speciali come Don Giangi e Aina.

E’ proprio da qui che è iniziato il nostro viaggio malgascio, percorrendo la discesa con destinazione finale Tulear..

Noi e…i giovani imprenditori malgasci

Il 10 Agosto abbiamo fatto visita ad alcuni dei progetti dei ragazzi del liceo Tsarasaotra finanziati dall’Associazione Unico Sole. In questa occasione abbiamo potuto osservare e comprendere meglio anche le condizioni in cui vive la popolazione della campagna e lo stato di povertà in cui versa.

Nella nostra visita siamo stati guidati da Don Giangi e dal direttore del liceo, il signor Radoda.

Di seguito una breve descrizione di ciascun progetto visitato:

  • Allevamento di 4 maiali: la ragazza non era in casa al momento della visita e siamo stati accolti dalla madre e dal fratello più piccolo. L’allevamento è sembrato mal tenuto e mal curato, il tetto della porcilaia era parzialmente mancante ed i maiali in sofferenza a causa della probabile scarsa nutrizione e dal freddo. La porcilaia inoltre non era orientata in modo corretto e non presentava dei ripari per gli animali. Abbiamo inoltre appreso che l’alunna non aveva partecipato alla formazione fatta dalla scuola. Sia la madre che il fratello sono quindi stati ripresi dal Don e dal preside e spronati a far meglio.
  • Allevamento di 3 maiali dell’alunna Stefanie: la porcilaia è sembrata essere in ottimo stato, così come i maiali. Ci è stato spiegato che si sono appoggiati ad
  • un veterinario di Antsirabe, probabilmente un loro parente. Il contributo dei genitori alla buona riuscita del progetto è parso evidente, probabilmente anche eccessivo. Nel complesso comunque il progetto è risultato pienamente soddisfacente.
  • Allevamento di galline di Irene: il pollaio è risultato essere veramente un buon progetto, ed ancora in grande espansione. Era infatti prevista una costruzione di una seconda area adibita a pollaio ed un ulteriore riparo per quello esistente. Inoltre Irene ci ha manifestato un forte apprezzamento per la formazione effettuata nei mesi di giugno-luglio, in quanto le ha permesso di imparare molte cose che le sono utili per la buona riuscita del progetto, come ad esempio alcune accortezze per far sopravvivere i pulcini appena nati. La visita a questo progetto non può che definirsi pienamente soddisfacente.
  • Allevamento di 3 maiali: per visitare questo allevamento abbiamo dovuto camminare per circa 1 ora e mezza per raggiungere la cima di una collina dove vive questa ragazza. Ci ha spiegato che questo percorso lei deve farlo ogni giorno sia all’andata che al ritorno per andare a scuola. L’allevamento è risultato in buono stato, ma il preside ha comunque voluto darle dei suggerimenti da adottare per migliorarlo. Anche lei ha voluto sottolineare che la formazione è stata molto utile, ma che purtroppo avendo già fatto la porcilaia prima della formazione, alcuni importanti suggerimenti sulla sua costruzione non ha potuto metterli in atto.
  • L’allevamento di galline e la porcilaia di due cugini: questi due progetti sono posti nella stessa casa a poca distanza tra loro. Da un lato la porcilaia è parsa in buono stato dall’altro invece a detta del direttore il pollaio non è cresciuto per nulla rispetto alle ultime visite e per questo il ragazzo è stato ripreso.
  • Porcilaia di 4 maiali: la porcilaia è risultata in ottimo stato, l’attenzione in questo caso si è concentrata su uno dei quattro maiali che per qualche motivo non sta crescendo affatto. Pertanto il direttore ha chiesto al ragazzo di attivarsi per capire quale sia il problema e risolverlo.

I ragazzi nonostante fossero tutti negli ultimi anni del liceo hanno mostrato grosse difficoltà a parlare francese, così come tutte le persone che abbiamo incontrato (famiglie, professori e direttore della scuola). La presenza di qualcuno che parli il malgascio è quindi fondamentale per poter interagire con la popolazione locale.

Il bilancio della giornata è stato più che positivo, la maggior parte dei progetti sta andando molto bene ed ha permesso anche ai ragazzi di avere qualcosa da fare durante l’ultimo trimestre scolastico in cui le lezioni non si sono effettuate a causa dello sciopero nazionale dei professori pubblici. La maggior parte dei ragazzi ha manifestato grande entusiasmo sia per quanto riguarda questa iniziativa sia per l’attività di formazione che è stata introdotta dopo una delle ultime visite di Don Giovanni Colombi. Infatti, nonostante si credesse che tutti avessero le conoscenze per allevare essendo nati e cresciuti in campagna, in realtà così non è stato, e la formazione ha fornito le necessarie competenze per poter portare avanti i progetti nel modo migliore.

Nonostante le condizioni di estrema povertà in cui questa gente vive, abbiamo incontrato grande fierezza e orgoglio ed una voglia incredibile di crescere e migliorarsi da parte delle famiglie e dei ragazzi stessi. In questo la possibilità di ricevere un contributo per iniziare una piccola attività è sicuramente un aiuto molto importante.

Noi e… i ragazzi della casa famiglia

Per una settimana, da sabato 11 agosto a venerdì 17 Agosto, siamo stati ospiti della casa famiglia di Fianarantsoa dell’associazione Rainay. In questo periodo solo 10 ragazzi erano ancora presenti nella casa, in quanto gli altri erano tornati a casa per le vacanze scolastiche. Oltre ai ragazzi siamo stati accolti dalle 3 educatrici che gestiscono la struttura.

I ragazzi durante il giorno erano tutti a scuola sia la mattina che il pomeriggio, ed anche noi siamo stati spesso fuori casa per le altre attività che abbiamo portato avanti con l’università e il liceo St Francois Xavier. Abbiamo comunque avuto modo di stare con loro spesso durante i pasti e dopo cena, oltre che nei giorni in cui erano a casa da scuola.

Da un punto di vista scolastico, abbiamo potuto aiutare i ragazzi in matematica in inglese. Per la matematica siamo rimasti positivamente sorpresi dall’ottimo livello e dalla difficoltà del programma scolastico, pari se non superiore a quello italiano.

Sull’inglese i ragazzi hanno grossi problemi di espressione orale, mentre conoscono il lessico, la scrittura e la lettura.

Tutti parlano molto bene il francese, e ci è parsa molto netta la differenza di livello di istruzione con i loro pari che studiano nelle zone di campagna.

I ragazzi ci hanno accolto con grandissimo entusiasmo e curiosità, nonostante i nostri problemi con la lingua ci hanno tempestato di domande (non parliamo molto bene il francese e tantomeno il malgascio), e già dopo i primi due giorni avevamo esaurito il materiale che avevamo portato da mostrargli. Qualsiasi video, musica, documento o foto è per loro motivo di grande interesse e domande, in quanto purtroppo hanno molta difficoltà ad accedere ad informazioni fuori dalla loro limitata realtà.

La casa famiglia è straordinaria anche dal punto di vista dell’organizzazione; i ragazzi si svegliano tutte le mattine molto presto per studiare e prepararsi, anche nei giorni in cui non vanno a scuola. Tutti contribuiscono alla pulizia e alla preparazione dei pasti, c’è sempre grande armonia e allegria e le educatrici sono fantastiche nel creare questo clima di cooperazione all’interno della casa. I ragazzi sono molto ordinati, puliti e puntuali. Una cosa che ci ha molto colpito è che nei giorni in cui non vanno a scuola puliscono la casa da cima a fondo, anche a Ferragosto!

La settimana nella casa famiglia è volata e giunto il momento di dirsi addio i ragazzi ci hanno ricoperto di affetto, abbracci ed anche qualche lacrima. Sicuramente ci hanno insegnato molto più di quanto abbiamo potuto fare noi con loro, e di questo gliene saremo per sempre grati.

Noi e…gli studenti curiosi

L’esperienza con l’università di Fianarantsoa è cominciata con l’incontro del supervisore della formazione Hajtiana Rakotonirainy insieme alla responsabile del centro di formazione nel quale abbiano tenuto la conferenza.

Dopo la nostra breve introduzione delle tematiche che avremmo presentato il giorno successivo, il supervisore ci ha subito accolti con molto calore e ci ha fatto vedere e conoscere gran parte del campus universitario. Dalle classi alle sale studio, dalla caffetteria fino agli alloggi degli studenti, ci ha mostrato lati belli e brutti della loro realtà universitaria, dove le cose che ci hanno colpiti sono state molteplici.. la nostra guida parlava di 20.000 studenti iscritti con 50 professori che fanno lezione senza libri.. di un campus senza controllo di nessun tipo, dove chiunque può entrare e uscire. Ci ha mostrato delle strutture fatiscenti con una valanga di giovani ragazzi che facevano di tutto tranne che “formarsi”. Tutte questo contrapposto alla nuova parte dell’università, bellissima ed efficiente, a cui il supervisore teneva molto e che ci ha mostrato con molta fierezza e soddisfazione.

Le cose che ci ha raccontato durante la visita alla parte moderna del campus andavano a contrastare completamente tutte le sensazioni e i pensieri che avevamo avuto 10 minuti prima passando per le baracche travestite da classi universitarie.

Raccontandoci vita, morte e miracoli suoi e della sua famiglia, per di più in un ottimo inglese, cosa molto rara in Madagascar, il tour del campus si è concluso con la visita allo studio radiofonico e al nuovissimo ospedale universitario, due realtà che non ci saremmo mai aspettati di trovare qui.

Finita la prima parte della nostra visita abbiamo subito incontrato il direttore del liceo Xavier che con fare un po’ scontroso ci ha accolti nel suo ufficio spiegandoci quello che avremmo dovuto fare durante le giornate di giovedì e venerdì come da programma pubblicato sulle locandine. Purtroppo ci ha detto che la scuola sarebbe finita proprio il giorno della nostra visita e che quindi non avrebbe garantito una grande presenza di studenti durante le nostre conferenze. Fiduciosi nella presenza anche di pochi ragazzi ci ha consegnati nelle mani di Aina che conoscendo molto bene la realtà del liceo ci ha fatto fare un giro della struttura che è molto grande e comprende oltre ad un bellissimo capo sportivo anche due piscine che però sono chiuse nel periodo invernale.

 

Noi e…l’Università di Fianarantsoa

Eccoci giunti al fatidico giorno della prima conferenza all’università di Fianarantsoa che puntuale alle ore 2 del pomeriggio ci accoglie nella nuova sala conferenza dove vengono svolte attività per avvicinare gli studenti con il mondo del lavoro.

Ci attende un pubblico di un centinaio di ragazzi che ci scrutano interessati mentre ci accomodiamo e sincronizziamo la prima lezione sugli schermi.

Dopo una breve presentazione di noi al pubblico e del nuovo dipartimento di formazione abbiamo iniziato a raccontare le nostre esperienze. Prima Angelika ha presentato “Come una banca finanzia un progetto” e poi Lorenzo “Come è  strutturata un’azienda”. Dal primo all’ultimo minuto l’attenzione dei ragazzi è stata massima e mentre noi parlavamo era visibile come loro cercassero di immagazzinare più informazioni possibili. Il responsabile della struttura traduceva con un tale entusiasmo ed una tale partecipazione che i ragazzi erano rapiti da ogni parola.

La nostra soddisfazione nel vederli cosi interessati ad attenti è stata impagabile.

Al termine delle lezioni, dopo una prima titubanza dettata forse dalla loro timidezza, i ragazzi hanno iniziato a fare domande. E così dopo il primo coraggioso, eccone un secondo e poi un terzo, fino a che quasi tutti volevano chiederci qualcosa. Qualcuno aveva anche 4-5 domande insieme, e noi riuscivamo a malapena a stare dietro a tutte quelle richieste.

Purtroppo ci hanno quasi dovuto “buttare fuori” dalla sala dato l’orario ormai notturno e non contenti i ragazzi hanno continuato a farci qualsiasi tipo di domanda anche nel giardino del campus tra una foto e l’altra che conserveremo come prezioso ricordo. Il direttore era al settimo cielo e non smetteva di abbracciarci, nonostante avesse parlato per più di 4 ore senza nemmeno bere un goccio di acqua, aveva ancora una carica incredibile, e dall’entusiasmo sembrava camminare ad un metro da terra. L’emozione che abbiamo provato fuori da quella sala, credo sia impossibile da spiegare e resterà scolpita nelle nostre memorie.

Il nostro ritorno alla casa famiglia è stato pieno di gioia, soddisfazione e un pizzico di amarezza.. nel sapere che probabilmente quelle fantastiche persone, che ci avevano dato cosi tanto in cosi poco tempo, non le avremmo mai più riviste. L’unica speranza è di poter aver dato loro anche solo un decimo di quello che ci hanno trasmesso.

 

Noi e…il liceo Xavier

Dopo la chiacchierata con il direttore di qualche giorno prima, le premesse per le lezioni previste al liceo St Francois Xavier non erano delle migliori. Non sapevamo se ci sarebbero stati ragazzi visto che l’anno scolastico era appena finito.

La mattina del primo giorno invece, appena arrivati a scuola, ecco lì ad aspettarci una trentina di ragazzi con il loro professore, in attesa di ascoltare quello che avevamo da dirgli.

Così come da programma Lorenzo ha iniziato parlando di come funzionano gli aerei, trovando grande interesse e partecipazione da parte dei ragazzi. Qui al liceo non avevamo traduttori, e con nostra grande sorpresa i ragazzi riuscivano a seguire la lezione e alcuni anche ad interagire e fare domande. Non a caso questo a detta di molti è il miglior liceo della città, ed è un liceo privato.

La giornata è proseguita con il corso d’inglese di Angelika, che ha palesato i problemi di conversazione che avevamo già visto nella casa famiglia. Probabilmente i metodi di insegnamento delle lingue e la mancanza di pratica non aiuta gli studenti a migliorare in questo aspetto.

Il giorno successivo abbiamo proseguito le lezioni con una decina di ragazzi che ha preferito ancora noi alle meritate vacanze. E che dire, se non Grazie!

Questa ultima giornata è stata anche utile per confrontarci con i ragazzi e capire come vivono e quali sono le difficoltà che devono affrontare ogni giorno. Anche qui alla fine il risultato è stato che anche qui pensavamo di venire ad insegnare qualcosa, e ce ne andiamo avendo imparato molto più di quanto abbiamo dato.

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