Madagascar: finalmente in carica neo-Presidente, tra dubbi e speranze

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LA STAMPA, 23 gennaio 2014

traduzioni di e. intra e s. gliedman

 

La Corte elettorale speciale (CES) ha finalmente sancito la vittoria di Hery Rajaonarimampianina, il candidato che gli avversari dicono essere manovrato dall’ex Presidente del governo di transizione Andry Rajoelina.

Il CES ha smentito le accuse di brogli, negando un nuovo spoglio richiesto da Jean-Louis Robinson, uscito sconfitto dal secondo turno, tenutosi lo scorso dicembre. Questa decisione ha riacceso la speranza di un ritorno alla pace e di un futuro democratico.

Secondo i conteggi riportati dal Madagascar Tribune , Rajaonarimampianina avrebbe conquistato appena il 25 per cento dei voti totali.

Sono comunque in molti a interrogarsi sulla trasparenza del voto, atteso con trepidazione per ben quattro anni, e sul significato dei risultati per il futuro del Paese.

Le irregolarità rilevate nel giorno delle elezioni, e documentate tramite Andrimaso e Zahavato (due sistemi di monitoraggio gestiti dai cittadini), non sono state ritenute sufficienti per invalidarne i risultati.

Rimangono comunque in ballo questioni preoccupanti, che risalgono al periodo pre-elettorale, e precisamente l’esclusione dalla lista dei candidati del Presidente deposto Marc Ravalomanana, di sua moglie Lalao Ravalomanana, dell’ex presidente Didier Ratsiraka nonché dell’artefice del golpe del 2009 Andry Rajoelina.

Didier Ratsiraka e Lalao Ravalomanana sono stati esclusi sulla base della residenza, trovandosi in esilio rispettivamente in Francia e Sud Africa, senza alcuna possibilità di rientrare nel Paese.

Andry Rajoelina ha rinunciato alla propria candidatura all’ultimo minuto. Sul sito dell’ ONG Verified Voting si legge:

«Il tribunale ha stabilito che né Ravalomanana né Ratsiraka possiedono i requisiti di residenza fisica per la candidatura. Ravalomanana vive in esilio in Sud Africa, mentre Ratsiraka non è mai rientrato in via permanente nell’isola dopo essere fuggito in Francia nel 2002.

Sempre secondo il tribunale, Rajoelina non avrebbe registrato la propria candidatura entro il periodo stabilito. In gennaio aveva dichiarato di non volersi candidare, per ripensarci a maggio per contrapporsi alla candidatura di Lalao Ravalomanana che ‘era da considerarsi equivalente a quella del marito’.

La Comunità di sviluppo dell’Africa meridionale, aveva chiesto che sia Ravalomanana che Rajoelina rinunciassero alla candidatura per il bene del Paese. Il primo si è ritirato a dicembre, e altri cinque candidati sono stati rimossi dalla lista».

A novembre inoltre è stata passata una legge che consentiva a Andry Rajoelina di appoggiare la campagna di Hery Rajaonarimampianina, eliminando l’obbligo per gli ex presidenti di mantenersi neutrali. Un blogger malgascio avanza l’ipotesi che Rajoelina abbia anche influenzato la scelta dei candidati alle parlamentari tenutesi in contemporanea con le presidenziali:

«È il candidato virtuale e onnipotente di queste elezioni, la sua ombra si allunga sia sulle presidenziali che sulle parlamentari. Parlo ovviamente di Rajoelina, che ha sostenuto Rajaonarimampianina durante il secondo turno delle presidenziali, per poi sfornare anche 117 candidati per le parlamentari. No, non sta violando la legge perché l’ha cambiata per l’ennesima volta a suo favore. È grazie a questa che Andry Rajoelina può accompagnare i candidati in giro e comparire sui materiali delle campagne. Si è liberato dal dovere di neutralità e dall’obbligo di discrezionalità indicato dalla Road Map concordata».

Vi sono poi alcuni segnali che Andry Rajoelina possa tentare la scalata a Primo Ministro, un po’ come ha fatto Vladimir Putin durante l’amministrazione Medvedev, una mossa che renderebbe prematura la dichiarazione che il Madagascar sta tornando sulla strada della democrazia, come spiega un articolo di Tsimok’i Gasikara .

Non sono poi altri eventi strani. A cominciare dall’inspiegabile aggiunta, tra il primo e il secondo turno, di 140.000 elettori alla lista elettorale. Sorge quindi spontanea la domanda, a quanti elettori sono stati invece negato il diritto al voto?

Altro problema sono state le origini torbide dei fondi elettorali. La legge non regola i finanziamenti per la campagna, e il denaro è piovuto da ogni parte. Per comprendere l’assurdità, c’è da sottolineare che oltre il 90 per cento della popolazione del Madagascar sopravvive con meno di due dollari al giorno – mentre voci sostengono che Rajaonarimampianina abbia  speso 43 milioni dollari.

Notoriamente, un altro candidato, Camille Vital, ha visto bloccare al porto di Toamasina ben 350 SUV che gli erano state regalate. Dopo le elezioni, a Vital, ex primo ministro di Rajoelina, che ha appoggiato Robinson al secondo turno, è stato vietato di lasciare il Madagascar. Ancora una volta, un altro segno preoccupante che la democrazia non è pienamente arrivata nel Paese, come dettaglia la testata online Malango. E un’analisi di All Africa sintetizza così la frustrazione dei cittadini:

«La gente potrebbe anche essere stanca delleinterminabili dispute politiche. A conferma di ciò, e della disillusione del popolo verso l’attuale leadership, è la bassa affluenza registrata alle urne durante le elezioni di dicembre, poco più del 50%.

Paul-Simon Handy, capo della Divisione sulla Prevenzione dei Conflitti e Analisi di Rischio, spiega che la scarsa partecipazione elettorale al secondo turno ricorda un fenomeno accaduto anche in altri Paesi dove l’elettorato era stanco delle lunghe diatribe politiche.

‘Per quanto i cittadini vogliano un governo legittimo, ne hanno abbastanza delle controversie politiche e vedono gli attuali candidati come il riciclo della solita stessa élite politica’».

Intanto il giorno dopo la proclamazione ufficiale dei risultati, Robinson ha subito invitato i cittadini alle proteste:

@MSondage: Robinson invita a una grande manifestazione domani a Magro! E vuole confronto sui risultati.

Tutti gli occhi sono insomma puntati su Rajaonarimampianina per vedere se, e come, intende onorare la sua promessa elettorale di ripristinare la stabilità, lavorando insieme al popolo per risollevare il Paese e farlo uscire dalla povertà.

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